Incendio alla Citta' della Scienza indagato il custode per rogo doloso

Napoli

Un custode potrebbe avere appiccato il fuoco alla Città della Scienza: P. C., che la sera del 4 marzo 2013 svolgeva il turno di vigilanza, è stato iscritto nel registro degli indagati con l?accusa di incendio doloso aggravato dalle finalità mafiose. L?inchiesta sul rogo che ha distrutto la struttura di Bagnoli sembra dunque a una svolta. 

 

Sul custode l?attenzione degli inquirenti si era concentrata fin dai primi giorni dopo l?attentato. L?uomo era anche stato messo a confronto con il collega che quella sera era di turno assieme a lui: le sue risposte sono state ritenute poco convincenti, forse addirittura false; di qui la decisione di indagarlo. P. C. sarebbe dunque la persona che, dopo avere versato benzina lungo il perimetro dell?edificio, appicco? il fuoco. Non è ancora chiaro tuttavia per quale motivo Città della Scienza fu distrutta e chi concepi? il piano. 

 

Il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e i sostituti Michele Del Prete e Ida Teresi ritengono tuttavia che, qualunque fosse il movente, chi volle il rogo chiese e ottenne prima l?approvazione dei clan, poiché altrimenti un?azione del genere sarebbe stata impensabile. Tra i moventi presi in esame fin dai primi giorni c?è quello economico: per questo motivo le indagini vertono anche sulla contabilità della struttura e sui finanziamenti da parte degli enti pubblici alla fondazione Idis che gestisce la Città della Scienza. Nei giorni scorsi gli agenti della Digos hanno acquisito alla Regione i documenti relativi alle sovvenzioni elargite negli ultimi anni a Città della Scienza da Palazzo Santa Lucia. Obiettivo degli inquirenti è verificare se l?ente abbia vigilato sulla gestione dei fondi, come prevede la legge; dalla Regione, tuttavia, spiegano che il compito è passato negli anni scorsi alla Prefettura. 

 

Lentamente comincia dunque a delinearsi lo scenario in cui è stato organizzato l?incendio. I nodi da sciogliere sono tuttavia ancora molti e non aiuta il lavoro degli inquirenti il silenzio assoluto degli abitanti del quartiere. Non una testimonianza ha consentito di ricostruire le fasi del rogo o di identificare le persone presenti in zona in quei minuti. Le poche certezze vengono dalle perizie disposte nei giorni successivi all?attentato e depositate nei mesi scorsi dagli esperti nominati dalla Procura: il fuoco fu appiccato in più punti e divampo? probabilmente in maniera più veloce e devastante di quanto gli attentatori avessero calcolato.

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